6 marzo 2012

"Nevica sul bagnato"

Le avverse condizioni climatiche mettono sempre un Paese alla prova. Lacune che altrimenti sarebbero difficilmente evidenziabili, diventano chiare, sotto gli occhi di tutti. E gli italiani troppo spesso ormai, quando si trovano assieme in qualche posto, discutono e criticano il sistema. Direi “finalmente!”, piano piano apriamo gli occhi, diventando persone critiche e che pretendono i diritti che sono loro riconosciuti. Viaggiando nei treni è frequentissimo sentire lamentele rivolte a trenitalia, camminando per le strade si sente chi impreca al comune o alla provincia che non pagano più le ruspe per pulire la neve. Intanto però emergono anche gli eroi, in questa situazione così controversa. Gli eroi del volontariato, un po' meno quelli dell'esercito; gli eroi che liberano i tetti delle antiche strutture urbinati dal peso della neve, messi in sicura da corde e imbraghi, sotto gli occhi dei curiosi cittadini del Montefeltro. Quanta energia spreca il genere umano per contrastare il clima naturale? I camion per trasportare la neve, le ruspe per caricarla, i trattori per pulire le strade, le cisterne spargisale, e ovviamente tutte le persone che lavorano in questi mezzi. Quasi quasi inventiamo un transformer dotato di una pala gigantesca che vaga per le città a pulire... E poi tutti i combustibili per scaldare le case... Curioso poi che fra qualche mese negli stessi luoghi saranno accesi i condizionatori a massima potenza per combattere il solito caldo. È chiaro che per gli ecologisti, o meglio per coloro che credono che il mondo è un dono da conservare al meglio, sia davvero facile fare i catastrofici e finire per perdere credibilità. Ma da questo punto di vista l'homo sapiens sapiens pare piuttosto homo follis; il nostro sistema, il modo in cui abbiamo deciso di integrarci con l'ecosistema, mostra tutte le falle, tutte le sue lacune, come ho detto all'inizio del pezzo. Occorre una conversione, e c'è chi lo sostiene e prova con dati scientifici alla mano e ragionamenti etici, morali e filosofici e se vogliamo anche questioni religiose. Insomma i motivi per imparare a rispettare l'ambiente sarebbero molteplici (non ultima la sopravvivenza stessa del genere umano, se vogliamo vestire i panni dell'ambientalista catastrofico), ma allora cosa ci ferma? Eh fosse facile rispondere! Eppure quando ci ragiono, mi pare sempre che termino la corsa del pensiero su una parola: denaro. Possibile che una cosa così piccola da stare in tasca, a volte addirittura virtuale, possa distorcere le nostre menti fino a farle tendere al suicidio? Forse sì, chiediamocelo insieme.

MM

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