14 dicembre 2011

Santa Sanità


Chi tra voi si mantiene aggiornato sulle notizie frequentemente, si sarà imbattuto ormai più volte in articoli o servizi in televisione sul "crack del San Raffaele" (non ultima l'impeccabile puntata di Report di domenica 11 dicembre 2011). E' giunto il momento che anche il nostro giornale dedichi un pò di spazio a questa vicenda molto complicata o, se vogliamo, molto semplice (se considerata semplicemente frutto delle manie di investimento di don Luigi Maria Verzè).
Chiariamo che il crack riguarda la fondazione che gestisce uno degli ospedali più grandi d'Italia, che non ha fermato la sua attività di ricerca e cura nemmeno per un secondo, nonostante la bufera che gli montava intorno, grazie alla ovvia (e necessaria) maturità e responsabilità del personale.
Il numero che indica l'ammontare dei debiti contratti dalla fondazione e dalle sue innumerevoli diramazioni raggiunge l'ordine di grandezza dei G€ (1,5 miliardi di euro, per l'esattezza). Ma come fa una fondazione, per legge senza fini di lucro, ad accumulare un miliardo e mezzo di debiti? A sbrogliare la matassa ci stanno provando i giudici che, da quando il caso è scoppiato col suicidio di Mario Cal (braccio destro del fondatore Verzè),  hanno arrestato l'ex direttore finanziario (Mario Valsecchi) , emesso ordini di custodia cautelare (Pierangelo Daccò) e iscritto al registro degli indagati Verzè stesso. L'inchiesta di Report (che vi consigliamo di vedere), intanto, ha portato alla luce e spiegato meglio i pazzi investimenti che si ventilava fossero stati fatti dalla fondazione, su idea di Verzè e collaboratori, in varie parti del mondo. Questi hanno ben poco a che fare con l'attività ospedaliera milanese (e ben poco le gioveranno) e men che meno con quella di ricerca, la più produttiva tra quelle italiane. Noi ci chiediamo dunque, e più di noi sicuramente le migliaia di impiegati che dipendono dalla fondazione, come mai siano stati fatti questi investimenti.
Ciò che forse deve essere chiarito, rispetto a quanto visto sui mass-media, è che l'università Vita-Salute San Raffaele, diversamente da quello che il nome può suggerire, è una entità legale completamente diversa e gode di uno smagliante stato di salute. Ha ricevuto da una charity americana un grossissimo finanziamento come riconoscimento per la produzione indefessa di articoli che la caratterizza, e fino ad oggi le iscrizioni non hanno mostrato diminuzioni (3700 ragazzi all'ultimo test di ingresso del corso di medicina in italiano).
Per quanto riguarda l'ospedale, il nuovo consiglio di amministrazione ha approvato un piano di risanamento e depositato lo stesso presso il tribunale fallimentare, mentre si attende che si concluda la gara per l'acquisizione della "baracca", debiti compresi e con una quota di rilancio superiore ad un certo valore. Intanto, il 28 ottobre il tribunale ha accolto il piano di risanamento.

MM

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