Tra le tante storie che raccontano la Resistenza nella sua essenza più pura, quella dei sette fratelli Cervi è anche una delle più famose. Semplici contadini emiliani che si sono opposti al nazifascismo, unendosi al movimento partigiano, e hanno pagato con la vita il loro gesto: era il 28 dicembre del 1943 quando i sette fratelli furono fucilati dalle truppe fasciste a Reggio Emilia. Io oggi vorrei ricordare Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ettore e Ovidio con l'epigrafe che Piero Calamandrei scrisse per il busto di Genoveffa Cocconi, madre dei fratelli morta di dolore alla notizia della fucilazione dei figli:
Quando la sera tornavano dai campisette figli ed otto col padreil suo sorriso attendeva sull'uscioper annunciare che il desco era prontoMa quando in un unico sparocaddero in sette dinanzi a quel murola madre dissenon vi rimprovero o figlid'avermi dato tanto dolorel'avete fatto per un'ideaperchè mai più nel mondo altre madridebban soffrire la stessa mia penaMa che ci faccio qui sulla sogliase più la sera non tornereteil padre è forte e rincuora i nipotidopo un raccolto ne viene un altroMa io sono soltanto una mammao figli carivengo con voi
Giovanni Ugo
Nessun commento:
Posta un commento